Non poteva finire peggio. Il Reddito di Cittadinanza è diventato l’ennesimo ordigno ad orologeria esploso incolpevolmente tra le mani delle amministrazioni locali, che hanno subìto uno scomposto scaricabarile – pari forse a quello della smobilitazione dei giorni successivi all’ 8 settembre del ’43 – che ha esposto in maniera pericolosa gli operatori dei Servizi Sociali Comunali, da sempre al lavoro in prima linea in spaccati sempre più sensibili e delicati.
La sostanza è che davvero si potrà fare poco o nulla per quei nuclei familiari che sono in carico ai Centri per l’impiego e non sono titolari di “Carichi di Cura”, ovvero presenza, all’interno stesso del nucleo, di minori, disabili e over 60.
Semplicemente perché la #presaincarico dei Servizi Sociali non potrà essere effettuata, stroncando di fatto ogni speranza creatasi nella delicata utenza fruitrice del beneficio, accesa dall’ormai tristemente noto SMS dell’INPS, causa di un disperato e inutile tentativo di appiglio per migliaia di famiglie che si sono rivolte ai Servizi Sociali Comunali con apprensione e rabbia.
La Presa in Carico da parte dei Servizi Sociali Comunali avviene infatti per quei nuclei che il Ministero stesso “affida” in maniera scientifica ai Comuni. Se non si è presenti nelle liste rigidissime di Ge.Pi., la piattaforma utilizzata per la gestione dei Patti e per i controlli comunali, nessuna forza al mondo potrà aggiungere un capello. Forse i C.P.I. potranno considerare un invio di casi ai Servizi Sociali, ma è una casistica rarissima e molto specifica.
Vallo a spiegare a chi, pompato da una comunicazione ridicola e completamente senza fondamenti, come quella che corre sui social, e, appeso a una speranza inesistente, teme per il proprio prossimo futuro.
Lo scrissi un anno fa: pensare di stralciarlo è un grave errore, farlo davvero è un grande, enorme problema.
Le nuove misure che andranno a prendere il posto del Reddito di Cittadinanza si basano ancora (e giustamente) sulla prossimità territoriale dello Stato, quella parte che ogni volta si trova col cerino in mano a disinnescare bombe al limite dei mille countdown, a combattere con pochi mezzi e pochi soldati la guerra all’esclusione sociale, a offrire servizi necessari alla cura del prossimo, all’ assistenza dei più fragili, anche a costo di sonori ed umilianti ceffoni. Come andrà a finire?
Nella speranza di non impelagarsi nell’ennesimo campo minato, migliaia di famiglie fremono per capire il “come uscirne”. I Comuni, sminatori di frontiera con mappe non sempre aggiornate, avranno ancora una volta il compito di “faldonare” le necessità della popolazione più fragile, di trovare strumenti innovativi per tagliare le attese e rispondere alle aspettative della popolazione, di rendere efficaci le misure dello Stato e delle Regioni, nella speranza che queste divengano strutturali e non più colorate dall’ideologia.
La povertà, è noto, colpisce tutti, o quasi.